Sabato 25 Gennaio 2025

Cronaca

Sentenza della Corte d'Assise di Lanciano per l'omicidio di Cesira Bambina Damiani.

14/06/2024 - Redazione AbruzzoinVideo
Sentenza della Corte d'Assise di Lanciano per l'omicidio di Cesira Bambina Damiani.

La Corte d'Assise di Lanciano ha emesso la sentenza per l'omicidio di Cesira Bambina Damiani, 88 anni, avvenuto a Casoli (Chieti) il 12 febbraio 2023. Francesco Rotunno, 65 anni, figlio della vittima, è stato condannato a 14 anni di reclusione.

Rotunno, difeso dall'avvocato Silvana Vassalli, era accusato di aver strangolato la madre con un laccio ruvido o un foulard mentre la donna era a letto. Il procuratore capo Mirvana Di Serio aveva chiesto una condanna a 21 anni, ma la Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti.

L'avvocato Vassalli ha rinnovato alla Corte la richiesta di infermità mentale e incapacità di intendere e di volere del suo assistito, presentando una memoria che intendeva dimostrare la difficile situazione emotiva e psicologica di Rotunno, aggravata dai disagi per la salute della madre e dai problemi economici.

Durante la testimonianza resa lo scorso 19 aprile in aula, Rotunno, detenuto nel carcere di Lanciano, aveva dichiarato: "Ancora oggi non ricordo cosa sia successo il giorno che mamma è morta e quando ho poi tentato il suicidio. Mia madre non stava bene e io quella mattina sono uscito a fumare una sigaretta. Ho un buco nella memoria, non ricordo nulla. Poi mi sono ritrovato in ospedale e lì ho saputo del decesso di mamma. In carcere per giorni ho sentito in televisione che era stata strangolata".

Nel biglietto con le scuse trovato su un tavolo, l'imputato aveva precisato: "L'ho scritto in precedenza, a dicembre, ero depresso dopo la separazione, il divorzio e altri problemi. Avevo anche perso il reddito di cittadinanza e si viveva con la sola pensione di mamma. Spesso non si arrivava a fine mese, pagando spese d'affitto, badante e cure. Dei miei fallimenti mi ero fatto una colpa, anche perché non riuscivo a curare bene mia mamma che per me era tutto, mi ha fatto da madre e da padre".

La sentenza, pur riconoscendo la gravità del reato, ha tenuto conto delle attenuanti legate alla difficile condizione personale e psicologica di Rotunno.

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