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Cronaca

Tre anni fa a Farindola la tragedia dell'Hotel Rigopiano in cui morirono 29 persone

18/01/2020 - Redazione AbruzzoinVideo
Tre anni fa a Farindola la tragedia dell'Hotel Rigopiano in cui morirono 29 persone

Indelebile il ricordo di quel dramma con il dolore delle persone che hanno perso i propri cari e che chiedono ancora giustizia.

Sono trascorsi tre anni dalla terribile tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto il 18 gennaio 2017 da un valanga che provocò 29 vittime: Il dolore dei famigliari di quelle persone rimaste intrappolate sotto le macerie di un luogo di vacanza e relax, morendo di freddo e al buio, con i soccorsi partiti troppo tardi, con telefonate con richieste di aiuto non considerate, con allarmi sottovalutati. In questi anni, oltre all'immenso dolore, è cresciuta la rabbia dei parenti delle persone scomparse, alle quali le inchieste ed il processo non hanno restituito giustizia. Nessun colpevole finora, eppure tanti erano stati gli enti, le personalità politiche e amministrative coinvolte.

Tre anni fa nel resort di lusso con spa a 1200 metri, sul versante pescarese del Gran Sasso, ci sono 40 persone (28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti): solo in 11 sono sopravvissuti. L'Abruzzo era in piena emergenza maltempo, un'emergenza aggravata anche dalle scosse di terremoto di magnitudo 5.1, con epicentro nell'aquilano. Migliaia di persone senza luce e centinaia le richieste di aiuto. Anche all'Hotel Rigopiano gli ospiti sono preoccupati, vogliono andare via, ma c'è troppa neve. Vane sono state anche le richieste di aiuto, fatte poco prima della tragedia, per sgomberare la strada dalla neve.

L'amministratore dell'hotel invia una mail alle autorità in cui si dice molto preoccpupato per la situazione, e poi le telefonate di Gabriele D'Angelo, cameriere dell'Hotel, morto nel disastro; mentre la sorella di Roberto Del Rosso, proprietario del resort, va personalmente in Provincia a chiedere aiuto. Richieste rimaste senza risposta, Dopo l'annuncio che per le 15 sarebbe arrivato uno spazzaneve a liberare la strada, gli ospiti dell'albergo fanno i bagagli e si radunano nella hall pronti ad andare via, ma, pochi minuti prima delle 17, una valanga di neve e ghiaccio del peso di 120.000 tonnellate, lanciata ad una velocità compresa fra i 50 e i 100 chilometri orari, travolge l'hotel Rigopiano. Alle 17.40 la drammatica telefonata di Giampiero Parete, cuoco di Montesilvano, uno dei sopravvissuti, al suo datore, Quintino Marcella, che dà l'allarme. Marcella non viene creduto, ma continua ad insistere. Nella sua prima telefonata una funzionaria della Prefettura di Pescara gli risponde con una frase che resterà sempre nella mente di tutti, una registrazione audio più volte riproposta, dice questo 'la mamma degli imbecilli è sempre incinta'. Alle 19 Parete riesce nuovamente a parlare con il 118 e i primi soccorsi si mettono in moto. Dopo oltre 12 ore e dopo aver affrontato la tormenta e scalato muri di neve, la colonna dei soccorritori arriva su ciò che resta dell'albergo e salvano Giampiero Parete e Fabio Salzetta, che erano fuori dalla struttura in stato di ipotermia. Terribile ed estenuante il lavoro dei Vigili del Fuoco, gli unici eroi di questa tragedia,che anche con le mani hanno scavato nel ghiaccio per estrarre le persone intrappolate sotto la neve ed i detriti dell'hotel.

Alle 9.30 viene estratto il corpo della prima vittima. Per i parenti dei dispersi cominciano ore di ansia,angoscia e speranza. Tra il 20 e il 21 gennaio vengono estratte vive nove persone, tra cui la moglie e i due figli di Parete, Gianfilippo, 7 anni, e Ludovica, 6 anni. Si salvano anche altri due bambini: Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo, che resteranno orfani. Le ricerche proseguono: il 24 gennaio si contano 18 morti. Il giorno dopo il numero sale a 24 vittime. Il 26 gennaio con il recupero degli ultimi corpi imprigionati sotto le macerie, svanisce la speranza di trovare altre persone vive e il bilancio definitivo è di 29 morti. Una tragedia che ha distrutto intere famiglie e lasciato non solo l'Abruzzo ma l'intera nazione nello sgomento ed ancora tanti, troppo,  sono gli interrogativi.

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