Essere madre oggi è una sfida quotidiana fatta di corse, equilibrio precario e amore infinito. Ma c’è anche chi oggi abbraccia una mamma solo con il pensiero, o chi una mamma non lo sarà mai, e prova a sorridere tra le lacrime. Perché ogni forma d’amore merita rispetto.
In un tempo che corre veloce, tra smartphone sempre accesi, orari impossibili, figli digitali e genitori multitasking, la figura della madre resta un faro. Cambiano le epoche, cambiano le modalità, ma l’essenza resta: quella della donna che accoglie, educa, consola, guida, protegge e spesso si dimentica di se stessa per non dimenticare mai gli altri. La mamma del 2025 è una donna che lavora, dentro o fuori casa, che incastra impegni come pezzi di un puzzle e che spesso si sente in bilico tra il “vorrei fare di più” e il “ho già fatto l’impossibile”. Ma è anche una donna che sa ridere dei propri errori, che si rialza ogni giorno con lo sguardo stanco e il cuore pieno, che insegna il valore della resilienza, dell’ascolto e dell’affetto gratuito. Eppure, questa giornata non è solo fiori, regali e lavoretti fatti a scuola. È anche fatta di silenzi. Di chi una madre non ce l’ha più, ma la sente ovunque: nella voce che torna in mente all’improvviso, nel profumo di un piatto cucinato con amore, nella carezza del ricordo che a volte punge ma più spesso scalda.
Ma oggi è anche il giorno e lo diciamo sottovoce, con rispetto, di chi non potrà mai esserlo, madre. Di chi avrebbe voluto, sognato, pregato, provato. Di chi magari ha fatto i conti con la vita, con un dolore muto e spesso invisibile. Per loro, questo giorno può graffiare l’anima. E meritano uno spazio, un pensiero gentile, un abbraccio sincero. Perché la maternità ha mille forme, e l’amore non si misura solo in figli. A volte basta la cura che si mette nel mondo, nelle persone, nella vita degli altri.
Un pensiero speciale va anche a tutte quelle mamme che, dopo aver perso il compagno di una vita, si rialzano ogni giorno con coraggio, trasformando il dolore in forza silenziosa, per continuare ad essere guida, rifugio e presenza costante nella vita dei propri figli.
Questa festa, dunque, è di chi ama e di chi ha amato. Di chi è diventata madre, di chi sta per diventarlo, di chi lo è stata anche solo nel desiderio. E di chi ha saputo donare, in ogni caso, una parte di sé. E allora grazie! Alle mamme giovani, a quelle nonne, alle mamme stanche e a quelle sorridenti. A chi oggi abbraccia e a chi oggi ricorda. E un pensiero tenero e forte a chi sente una mancanza o una ferita nascosta, ma continua a camminare con dignità e silenzioso coraggio. Perché sì, il mondo cambia. Ma l’abbraccio di una madre, reale, sognata o perduta, resta la cosa più moderna, potente e vera che ci sia.
Miriana Lanetta