Si è appena conclusa in Abruzzo la campagna regionale per la promozione dell’affido familiare, voluta con determinazione dalla Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza Maria Concetta Falivene, con il supporto operativo del Tavolo tecnico regionale. Un’iniziativa nata per accendere i riflettori su un tema spesso ignorato, ma di una potenza sociale incalcolabile: ridare una famiglia e una speranza ai bambini e ai ragazzi che vivono nella solitudine delle strutture di accoglienza.
«L’obiettivo – spiega la Garante – è sensibilizzare le famiglie abruzzesi sull’importanza dell’affido familiare, un atto d’amore che tutti possono compiere, a prescindere da età o stato civile. Non servono modelli perfetti, servono persone vere, disposte ad accogliere». In Abruzzo sono oltre 600 i minori ospitati nelle strutture, ma la vera novità sta in un database regionale finalmente attivo, capace di garantire trasparenza sui dati reali e sui tempi di permanenza nelle case famiglia.
Il lavoro del Tavolo tecnico ha puntato a un doppio risultato: da un lato offrire una figura genitoriale a minori senza riferimenti familiari, dall’altro dare sollievo ai genitori di figli con disabilità, grazie al ricorso all’affido semiresidenziale. «In Abruzzo vivono circa 7.200 minori con disabilità – ricorda Falivene – e spesso le famiglie si trovano ad affrontare difficoltà anche economiche, aggravate da un sostegno pubblico insufficiente. Con questa misura, vogliamo invertire la rotta».
Accanto all’azione sociale, anche un importante lavoro normativo: il Tavolo si è mosso per proporre una regolamentazione chiara delle procedure di affido consensuale e giudiziale, puntando all’istituzione di un database nazionale, per promuovere trasparenza e semplificazione.
Una rete sinergica che ha coinvolto istituzioni, assistenti sociali, cooperative, associazioni, e che ora guarda anche al futuro dei ragazzi più grandi. «Grazie al supporto di Confimi Abruzzo, del presidente Luca Tosto e della direttrice Alessandra Relmi, avvieremo un percorso di formazione e apprendistato per i ragazzi over 16, per offrire loro non solo accoglienza, ma dignità e indipendenza economica».
Falivene, nel suo appello finale, lancia un messaggio forte: «Ogni ragazzo lasciato indietro è una sconfitta collettiva.Uno studio del Tavolo regionale ha calcolato che ogni giovane senza futuro economico, con 35 anni di vita non contributiva, costa allo Stato circa 1 milione e 800 mila euro. Una cifra che pesa sul bilancio nazionale, ma soprattutto sul cuore della nostra società».
Politiche sociali, magistratura e istituzioni sono dunque chiamate a fare sistema. Perché l’affido familiare non è solo una scelta d’amore: è una scommessa intelligente e coraggiosa sul domani.