Giovedì 28 Marzo 2024

Politica

Fiorilli - Pescara – Mi piace – su conferenza stampa odierna ‘Corso Vittorio Emanuele: un anno dopo’

01/12/2015 - Redazione AbruzzoinVideo

Corso Vittorio Emanuele, a un anno esatto dalla riapertura al traffico voluta dalla giunta Alessandrini, è una casbah: traffico nel caos, di fatto a doppio senso di marcia, con le auto parcheggiate ovunque, nella totale assenza di controlli; inquinamento alle stelle, come certificano i rilevamenti quotidiani dell’Arta; distruzione totale di tutte le opere di arredo urbano che il centro-destra aveva voluto per riqualificare l’asse cittadino, in spregio ai fondi pubblici spesi, pari a 1milione 400mila euro; zero vantaggi per il commercio, con decine di negozi chiusi nell’ultimo anno, e il fallimento totale dell’equazione ‘traffico=affari’. Oggi Corso Vittorio Emanuele non ha un’identità, non ha un volto, non ha una vocazione, non è né carne, né pesce, è semplicemente lo specchio del fallimento del sindaco Alessandrini e della sua giunta, che farebbero bene a lasciare al più presto il governo della città”. A dirlo è stato stamane l’avvocato Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, nel corso della conferenza stampa convocata sul corso stesso, alla presenza, tra gli altri, di Armando Foschi.

 

Un anno di sperimentazione credo sia più che sufficiente per trarre un bilancio sulla riapertura al traffico di corso Vittorio Emanuele, avvenuta il primo dicembre 2014, e purtroppo si tratta di un bilancio assolutamente negativo, una bocciatura su tutta la linea – ha sottolineato Fiorilli, mostrando anche immagini e foto del corso abbandonato al degrado -, in termini di snellimento del traffico tutt’attorno, anzi oggi via Ferrari è di nuovo un imbuto congestionato, e non serve a niente la controstrada realizzata dall’attuale amministrazione dinanzi alla stazione, troppo lontana dal centro, a differenza di quella che noi avevamo creato sulle aree di risulta, e troppo vicina alla stessa via Ferrari. La cosiddetta ‘zona 30’ sul corso è una presa per i fondelli senza predisporre i controlli adeguati; l’asse è completamente ostruito dalla sosta selvaggia a destra e a sinistra; i pedoni e i ciclisti sono tornati a rivestire un ruolo secondario, costretti a schivare le auto in transito, vanificando lo spirito della riqualificazione. E soprattutto, in barba a ordinanze e chiacchiere, di fatto oggi corso Vittorio Emanuele oggi è già aperto al doppio senso di marcia anche per i mezzi privati, e temiamo sia solo un preambolo per istituzionalizzare anche tale provvedimento, che ci porterà indietro di vent’anni. L’inquinamento atmosferico: i rilevamenti quotidiani dell’Arta hanno dimostrato la nuova impennata dei valori delle polveri, che avevamo cancellato proprio con i lavori di riqualificazione, lavori che avrebbero permesso il transito solo dei residenti, dei mezzi di soccorso e dei mezzi pubblici. I residenti sono tornati a vivere barricati in casa e con le finestre chiuse. E i dati sono peggiorati non solo sul corso, ma in tutto il quadrilatero centrale, da via Ferrari, a via Firenze, via Venezia e via Nicola Fabrizi. L’unica soluzione escogitata dall’attuale amministrazione ‘illuminata’ è quella del ritorno delle ‘domeniche ecologiche’, distruggendo però quegli investimenti strutturali che sono l’unico mezzo per garantire sostenibilità ambientale. Azzerata la vivibilità del centro, un disastro, stiamo vivendo un regresso temporale di vent’anni. Poi l’arredo urbano: in un anno la giunta Alessandrini-Attila è riuscita a distruggere opere costate alla collettività 1milione 400mila euro di fondi pubblici. Demolita la pavimentazione in cemento stampato, concepita dai nostri progettisti per sopportare il transito dei mezzi, compresa la futura filovia, e degli autobus, ma con un volume ridotto rispetto a quello odierno, proprio perché diversa doveva essere la funzione del corso; demolite le colonnine dell’illuminazione a terra; rotte e sporche le fontane; sradicati gli alberi, lasciati seccare, che avevamo impiantato appena un anno fa nei vasconi; distrutte le panchine; zero manutenzione sulle aiuole incolte; la pavimentazione è costellata da pezze di cemento nero, espressione di disprezzo per le opere straordinarie realizzate dalla precedente amministrazione, ma comunque pagate dai cittadini, e questo nessun governo se lo può permettere, o quanto meno ne deve rispondere. Infine il commercio – ha sottolineato Fiorilli -: un anno fa il sindaco Alessandrini e la sua giunta, sposando la causa di 3 soli commercianti del corso, ci hanno detto che la riapertura al traffico era necessaria per risollevare le sorti del settore. Bene, in un anno sono almeno una decina le attività che hanno chiuso i battenti sul corso, spesso per spostarsi in via Firenze, via Roma, via Mazzini, ossia all’interno dell’isola pedonale, ossia dove c’è il ‘passeggio’, esattamente quello che volevamo riportare sul corso Vittorio Emanuele, relegando le auto a un ruolo secondario. Corso Vittorio Emanuele oggi è una strada spenta, morta, dove neanche la giunta Alessandrini, né le stesse associazioni di categoria, hanno voluto investire: siamo a Natale e non c’è una luminaria, non c’è un addobbo, non ci sono eventi, ovviamente tutti concentrati dentro l’isola pedonale realizzata sempre dal centro-destra. La verità è che oggi corso Vittorio Emanuele è l’immagine del fallimento della politica del Pd, incapace di una visione strategica e unitaria della città, una politica che insegue gli interessi di bottega, ma i cittadini e i commercianti veri lo hanno capito e oggi sanno che, un anno fa, aveva ragione il centro-destra nel difendere la chiusura al traffico parziale del corso. E oggi, infine, la ciliegina sulla torta, ossia la revoca, su richiesta del Presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso, della gara d’appalto per la progettazione del secondo e terzo lotto della filovia, che avrebbero interessato proprio il corso, un’altra occasione persa, grazie al Pd, per lo sviluppo viario della città e per la sostenibilità di Pescara. Oggi, più che mai, è necessario che la giunta Alessandrini, dopo aver dimostrato con i fatti la propria inadeguatezza amministrativa, si dimetta al più presto”.

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